L’Apicoltura

 

 

L’apicoltura è uno dei lavori in cui l’uomo non sfrutta, ma aiuta la natura. Alcuni reperti preistorici ci dicono che l’uomo usava le api già dalla preistoria, con gli Egiziani, Latini, Africani, Greci e ci hanno lasciato alcuni  graffiti in cui si evidenzia l’uomo con le api. Le api sono importantissime per l’agricoltura e per l’ecologia. Inoltre esse sono il migliore insetto in assoluto per l’impollinazione, infatti alcune statistiche hanno costatato che se in un frutteto si posano degli alveari la produzione di questo frutteto aumenta del 25% di produzione. Le api però sono si il miglior insetto per l’impollinamento, ma se durante la fioritura l’agricoltore usa nei frutteti i pesticidi le api quando vanno a bottinare il nettare muoiono avvelenate durante il viaggio di ritorno. Per questo il miele è uno dei pochi prodotti alimentari veramente naturali. La città delle api possiamo dire che è composta da arnie, ognuna delle quali contiene una famiglia di api che vive su favi di cera, i favi artificiali sono infatti di legno, sui quali c’è un foglio cereo sul quale le api formano una doppia serie di celle esagonali, e durante la produzione le api formano anche una specie di celle come un ghianda detta cella reale in cui vi nasce la regina. Ogni famiglia è composta da una regina, un centinaio di fughi presenti solo nella bella stagione e da una nutrita schiera di api operaie. La covata invece è formata da larve e linfe e uova presenti nell’alveare. In inverno non vi è covata, in quanto la regina sospende la deposizione di uova e non vi sono neanche fuchi, la cui funzione è la fecondazione della regina per la riproduzione della specie. Il fuco più grosso e più tozzo di un’ape operaia vive per una cinquantina di giorni circolando per le cassette dell’alveare, finquanto non viene cacciato, non può bottinare il nettare e spesso viene nutrito dalle sue sorelle. La regina è l’unica femmina feconda dell’alveare ed è genitrice di tutta la famiglia e si distingue dalle operaie per la sua lunghezza, il suo addome è più lungo di circa 20mm, e a differenza delle operaie vive circa 5 anni, e  le sue dimensioni e la sua lunghezza è dovuta perché nutrita con pappa reale. Dopo alcuni giorni dalla nascita, nelle ore più calde della giornata la regina esce, per il volo nunziale, per poi accoppiarsi con 5 o 6 fuchi. Il compito principale della regina è la deposizione delle uova, che inizia da 4 o 5 giorni dopo la fecondazione. Con la bella stagione giunge a deporre oltre 3000 uova al giorno e nell’estate, un arnia molto forte può raggiungere 30.000 o 40.000 larve o uova e altrettanto di api. Quando la popolazione delle api aumenta, fino ad occupare tutta l’arnea si preparano alla sciamatura, cioè alla formazione di altri nuclei familiari. Gli apicoltori tendono a prevenire la sciamatura naturale, con la formazione di sciami artificiali, perché quelli naturali a volte è molto difficili recuperarli, e non sempre possibile. Per ogni sciame artificiale che si vuole ottenere è necessario mettere un’ape regina in una gabbietta su un telaio con apposito foglio cereo. Da famiglie numerose, vengono poi prelevate alcuni telai con la nuova ape regina e cosi si forma una nuova famiglia. L’ape regina verrà liberata e subito comincerà a produrre uova per incrementare la popolazione. Le prime api operaie nasceranno dopo 21 giorni, esse sono femmine con le ovaie semiatrofizzate la cui vita potrà variare da 30 giorni a 6 mesi. I primi giorni di vita sono addette alla pulizia delle celle e del loro rivestimento con la propoli, dopo diventano nutritrici delle larve, poi dopo aver sviluppato le ghiandole che producono la pappa reale allevano le larve reali e tutte le altre che non abbiano più di 3 giorni. Dai 13 ai 16 giorni di vita diventano api ceraiole, perché entrano in funzione in loro altri tipi di ghiandole per la produzione di cera, poi per alcuni giorni si occupano del polline e del nettare portano dalle sorelle, l’ultimo ruolo prima  di diventare ape bottinatrice e quello di difendere la comunità. A partire dalla III settimana di vita , fino alla fine dei suoi giorni ha il compito di andarsi a procurarsi il cibo, salvo qualche problema dell’alveare. Il prodotto principale e più importante dell’alveare è il miele che le api producono utilizzando nettare e polline o di altri succhi vegetali come la melata. Esse succhiano con la loro proboscide e lo conservano nel sacco melario circa 50-60 milligrammi di nettare e per produrre tali quantità impiega, circa 15-20 minuti visitando alcuni centinaia di fiori. L’ape si può spostare 2-3 km dall’alveare per cercare fonti di nettare, ma in preferenza rimane entro il raggio di 1 km e in casi eccezionali può spostarsi fino a 6 km. Il nettare che raccoglie è una soluzione che contiene succhi composti, cioè non assimilabili dal nostro organismo, se non dopo una lunga digestione. Il nettare e le altre sostanze zuccherine che le api producono subiscono subito degli attacchi da degli enzimi del loro apparato digerente. Il nettare comincia così la sua trasformazione il miele che verrà completata da altri enzimi delle api magazziniere e dalla concentrazione attraverso l’eliminazione di acqua, che viene fatta dalle api addette alla ventilazione. Il prodotto che ne uscirà fuori, cioè il miele potrà essere subito assimilato dall’organismo umano, quando il miele è immagazzinato nelle celle e sufficientemente concentrato cioè maturato, le api stendono uno strato di cera sulle cellette (come per proteggerle), nelle quali è stato conservato il miele, opercolando così tutti i favi. E proprio a questo punto che interviene per estrarne il miele. L’apicoltore quando va a estrarre il melario carico di miele da una cassetta, va con un affumicatore, che ha il compito di calmare le api con l’odore acre del fumo e far in modo che non possano aggredire, ad estrarne loro il melario carico di miele. Ma purtroppo non tutte le api se ne vanno da vicino il melario perché loro fanno di tutto per proteggerlo, e solo dopo un getto d’aria compressa, l’apicoltore può ottenere il melario senza un ape, e così ad uno ad uno i melari vengono liberati o meglio sottratti alle api. Il melario pieno viene subito portato via e  rinchiuso in un furgoncino. In modo che nessuna ape possa arrivarci, mentre su un arnea viene rimpiazzato un altro melario con favi vuoti se la produzione continua ancora, se sta per entrare l’inverno vene messo solo in coperchio senza più il melario. Oltre al miele alle api viene sottratta anche una parte di polline, e con particolari tecniche viene sottratto alle api il polline, senza danneggiarle. Sono state inventate delle trappole, che permettono il passaggio delle api, senza che portino niente ad eccetto del nettare che loro lo ingeriscono e poi lo trasformano in miele. L’ape raccoglie con i peli delle zampe il polline, esso serve nell’alveare per il nutrimento delle larve non opercolate. Una famiglia di api raccoglie circa 35 kg di polline all’anno e in particolar modo verso Maggio Giugno dove le larve sono in piena crescita. E proprio in quel periodo che l’apicoltore applica le trappole per il polline, ricco di aminoacidi, cioè di quella sostanza necessarie allo sviluppo dell’organismo. Il colore del polline può variare dal bianco avorio, giallo, rosso, verdastro, grigio e anche nero. Dai ricercatori, vi sono attribuite particolari proprietà come: l’aumento dell’appetito, riequilibrare le funzioni intestinali, l’aumento di globuli rossi, di rinforzare il sistema capillare ed altro ancora. Negli stabilimenti dove il polline viene pulito e confezionato, vengono portati anche i favi per la smielatura e il confezionamento anche del miele. Per la smielatura, prima di ogni cosa i favi vengono liberati, cioè disopercolati con speciali coltelli o forchette, e subito dopo vengono introdotti in una centrifuga per l’estrazione del miele. Il miele è un alimento fortemente energetico, in 1 kg ci sono circa 3030 calorie e composto anche da altri importanti alimenti nutrizionali come sali minerali, enzimi, oligo elementi, vitamine e altre sostanze aromatiche. Essendo composto anche da altri zuccheri semplici, non richiede digestioni quindi può essere subito assimilato. In particolare è utile nei ritardi fisici, negli stati di denutrizione, aiuta i sofferenti di cuore e a liberare le vie respiratorie. Esiste un’infinità divari tipi di miele di diversa consistenza di gusto, colore e aroma. Tutto ciò si può ottenere con l’apicoltura nomade, cioè spostare le api da un punto all’altro, ed è possibile fare diversi tipi di miele monoflora, come arancio, castagno, eucalipto, acacia ecc. l’uso del miele non è un uso diverso, ma fa parte molti prodotti alimentari come dolci e prodotti per la prima infanzia. In cosmetica, viene utilizzato per saponi, creme e maschere nutrienti e antisettiche. Un’altra sostanza proveniente dall’apiario ed utile all’uomo cioè la propoli, una miscela di sostanze resinose di colore giallo bruno una sostanza viscosa e appiccicosa, che le api usano per otturare qualche buco o fessura che si può verificare in un’arnia, o a ricoprire o mummificare predatori uccisi nell’arnia, come calabroni, lucertole perché non possano essere espulsi per la loro mole. Si è scoperto che la propoli è una sostanza essenzialmente antibiotica e cicatrizzante, e anche anti  infiammatoria, il cui utilizzo era già conosciuto dagli antichi egizi. Abbiamo ancora molto da scoprire sul meraviglioso mondo delle api e dei prodotti che ci possano fare dono.